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Laboratorio di Antropologia
Link a : Centro di Antropologia Molecolare per lo studio del DNA antico
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Attività Scientifica
Ricostruzione delle migrazioni umane su base molecolare.
Stima di suscettibilità al danno indotto da agenti xenobiotici nel'ambiente di lavoro
Variabilità genetica ed enzimatica della Glutatione S -Transferasi nella popolazione umana.
Accrescimento corporeo e situazione socio-sanitaria in una popolazione Afro-Americana
Ricostruzione molecolare delle linee materne in popolazioni antiche e moderne del Sahara libico..
Ricostruzione delle migrazioni umane su base molecolare.
(O.Rickards, C.Martinez Labarga, G.Scano, I.Contini, C.Balbalini,R.Gianpaolo,R.Casalotti,
G.F.De Stefano)
Uno dei temi principali della ricerca antropologica è lo studio
delle variazioni nel tempo e nello spazio del patrimonio genetico delle
popolazioni. Scopo di questo settore d’indagine è comprendere
il grado di diversità genetica raggiunto dai gruppi umani al fine
di ricostruire le fasi della migrazione di Homo sapiens dalla culla africana
verso gli altri continenti. Tra tutte le regioni del genoma analizzate
negli ultimi decenni per chiarire le dinamiche di popolamento delle varie
aree del mondo, il DNA mitocondriale (mtDNA) possiede delle caratteristiche
che lo rendono uno strumento estremamente idoneo. Infatti, l’eredità
per via materna e l’elevato tasso di evoluzione consentono di tracciare
le genealogie per linea femminile, di delineare gli eventi demografici
del passato e di ricostruire la dispersione umana in modo più semplice
e dettagliato, senza quei fenomeni quali la segregazione e la ricombinazione
che oscurano il quadro ottenuto analizzando i geni nucleari.
Il contributo del nostro gruppo di ricerca all’individuazione delle
antiche rotte di migrazione di sapiens è consistito nello studio
della variabilità del mtDNA in popolazioni dell’Africa occidentale
e orientale e dell’Europa, con particolare riguardo all'area mediterranea,
e in gruppi mescolati ed autoctoni del Sud America. Queste popolazioni
sono state anche analizzate per altri marcatori nucleari (APOE; COL1A2;
CYP1A1; PON1; Immunoglobulin Enhancer HS1,2) tra i quali rivestono particolare
interesse quelli del cromosoma Y, la controparte maschile del mtDNA.
Queste ricerche sono state condotte in collaborazione con: G. Biondi (Università
dell’Aquila), B. Ciminelli e D. Frezza (Università di Roma
"Tor Vergata"), R.M. Corbo e G. Girelli (Università di
Roma “La Sapienza), M. Mesa (Università Complutense, Madrid,
Spagna), A. Novelletto (Università di Cosenza), G. Pepe (Università
di Firenze), P. Rudan (Università della Zagabria, Croazia), R.
Scacchi (Istituto di Biologia Molecolare e Patologia del CNR), T. Kivisild
e R. Villems (Università di Tartu, Estonia).
Approccio molecolare allo studio delle popolazioni
antiche d'Italia:ricostruzione dl popolamento dell'Italia meridionale
e della sicilia nel contesto del bacino mediterraneo.
(O.Rickards, C.Martinez Labarga,F.Noto, C.Balbalini,R.Gianpaolo,R.Casalotti)
L'analisi della variabilità genetica osservata nei gruppi umani
contemporanei è stata fino ad oggi alla base del processo di inferenza
diretto a interpretare i processi evolutivi che la hanno plasmata in una
prospettiva sia geografica che storica. Lo sviluppo di tecnologie molecolari
sempre più raffinate ha reso possibile la caratterizzazione di
DNA endogeno estratto da reperti biologici antichi aprendo nuove e straordinarie
prospettive alla ricostruzione della nostra storia evolutiva. Infatti,
è oggi possibile chiarire le relazioni di parentela tra popolazioni
antiche ed attuali in base al confronto tra le varianti molecolari osservate
nei gruppi contemporanei ed in quelli ancestrali, ricostruirne in modo
più dettagliato la storia ed i movimenti migratori contribuendo
alla comprensione delle modalità del popolamento umano delle varie
aree geografiche.
In particolare, la presente ricerca è stata finalizzata alla ricostruzione
della storia genetica d'Italia utilizzando due approcci: il sequenziamento
della regione di controllo ipervariabile D-loop e l’analisi con
enzimi di restrizione dell’intera molecola. Confrontando diacronicamente
segmenti del genoma mitocondriale, antropologicamente ricchi di informazioni,
ottenuti da popolazioni antiche di epoche diverse e da altre attuali (provenienti
da diverse regioni d'Italia, dal Mediterraneo, dal nord Africa e dal Medio
Oriente), è possibile valutare quale sia stato l’effettivo
contributo di ciascun popolo al patrimonio genetico italiano. Ma c’è
di più. L’Archeoantropologia molecolare ha consentito di
risolvere casi dubbi di determinazione di sesso, analizzando il DNA dei
cromosomi sessuali, e di accertare rapporti di parentela incerti in relazione
a sepolture multiple, ciò tramite il confronto delle sequenze mitocondriali
che, essendo trasmesse in modo uniparentale, permettono di ricostruire
l’ascendenza degli individui per via materna.
In particolare sono stati analizzati reperti archeologici umani provenienti
da diversi siti che coprono un arco temporale che va dal Paleolitico al
Medioevo quali: Balzi Rossi, Arene Candide, Ostuni, Grotta e Riparo del
Romito, Grotta delle Veneri, Samari, Fontenoce di Recanati, Sant'Angelo
Muxaro, Ticchiara, Madonna di Loreto, Monte Vodice, Ipogeo degli Aureli,
Ferento.
Queste ricerche sono state condotte in collaborazione con: G. Castellana
(Museo Regionale di Agrigento), D. Coppola e M.F. Rolfo (Università
di Roma "Tor Vergata"), A. Del Lucchese (Soprintendenza per
i Beni Archeologici della Liguria), E. Lattanzi (Soprintendenza per i
Beni Archeologici della Calabria), J. e M. Lorente (Università
di Granada, Spagna), R. Maggi (Soprintendenza Regionale per i Beni e le
Attività Culturali della Liguria), F. Mallegni e V. Formicola (Università
di Pisa), F. Martini (Università di Firenze), E. Pacciani (Soprintendenza
per i Beni Archeologici per la Toscana), M. Silvestrini (Soprintendenza
per i Beni Archeologici delle Marche), A.M. Tunzi-Sisto (Soprintendenza
Archeologica della Puglia).
Stima di suscettibilità al danno indotto
da agenti xenobiotici nel'ambiente di lavoro.
(M.Fuciarelli, E.Capucci, A. Di Renzi)
La ricerca, iniziata nel 1998, indaga sulla possibilità di utilizzare
i marcatori genetici, in particolare le proteine sieriche, come indicatori
di una maggiore o minore predisposizione al rischio di danno biologico
indotto da xenobiotici (in particolare pesticidi) in lavoratori del settore
agricolo, allo scopo di verificarne la loro utilizzazione come indicatori
preventivi. La valutazione degli effettivi rischi tossicologici sulla
salute umana, inerenti soprattutto i soggetti occupazionalmente esposti
ai pesticidi, è un argomento di notevole interesse nell’ambito
dei problemi connessi con la salute pubblica, soprattutto quando possono
essere individuati degli indicatori di suscettibilità, capaci di
fornire informazioni di carattere preventivo. I marcatori genetici, per
il fatto che risultano essere polimorfici nella maggior parte delle popolazioni
umane, potrebbero risultare utili per mettere in luce una variabilità
biologica interindividuale nella risposta agli effetti biologici degli
agenti tossici e come tali essere considerati degli indicatori di suscettibilità.
I risultati dell’analisi statistica relativi all’associazione
tra alcuni biomarkers sierici e le concentrazioni urinarie dei metaboliti
di anticrittogamici a base di carbammati non hanno evidenziato relazioni
chiaramente identificabili, anche se sono state riscontrate differenze
di distribuzione delle classi di concentrazione dei metaboliti urinari
nelle diverse categorie fenotipiche dei biomarkers considerati.
L’attività di ricerca viene svolta con un contratto stipulato
con l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza
del Lavoro), di cui responsabile per il Dipartimento di Biologia è
Maria Fuciarelli.
Variabilità genetica ed enzimatica
della Glutatione S -Transferasi nella popolazione umana.
(M. Fuciarelli, E. Capucci, F. Ferazzoli, G.F. De Stefano)
La Glutatione S-Transferasi (GST) è una superfamiglia di enzimi detossificanti che giocano un ruolo fondamentale nella biotrasformazione degli inquinanti ambientali e degli xenobiotici. Questa superfamiglia si compone di diverse classi che si distinguono in base alla loro diversa specificità di substrato e alla loro localizzazione tissutale. I geni delle diverse classi della GST risultano polimorfici nelle popolazioni umane, sia in conseguenza di singole sostituzioni nucleotidiche che portano alla comparsa di diverse varianti alleliche, sia in seguito a delezione (di lunghezza e posizione variabile) all’interno della sequenza codificante. In quest’ultimo caso il polimorfismo si manifesta come presenza/assenza della proteina come si verifica nelle classi Theta (GST T1-1) e Mu (GST M1-1). La ricerca si basa sullo studio del polimorfismo genetico delle GST T1-1 e GST M1-1 (enzimi detossificanti presenti principalmente all’interno del globulo rosso che catalizzano la coniugazione del glutatione a composti endogeni e/o xenobiotici) in campioni di popolazione dell’Italia e dell’America Meridionale. Lo studio viene condotto sia a livello molecolare, utilizzando la PCR con diversi tipi di primers, sia attraverso analisi di tipo quantitativo per la determinazione dell’attività enzimatica. Lo scopo della ricerca è sia quello di verificare l’utilità di questi enzimi come marcatori antropologici sia quello di dimostrare se l’esposizione a pesticidi, una particolare classe di xenobiotici, possa condizionare il loro reciproco livello di attività.
Accrescimento corporeo e situazione socio-sanitaria
in una popolazione.
(E.Capucci, G.F.De Stefano, A. Di Renzi)
É un dato acquisito che i tempi e le modalità dell'accrescimento
somatico sono soggetti ad un complesso di fattori di cui quelli esogeni
possono costituire una parte limitante. Data l'estrema variabilità
con cui tali fattori possono variare nelle popolazioni umane, lo studio
del ciclo dell'accrescimento giovanile fornisce quindi un credibile indice
di valutazione del loro "stato di salute". É in corso
lo studio di un consistente campione (3.760 soggetti di ambo i sessi e
di età compresa tra 1 e 18 anni) della popolazione in accrescimento
della città di Esmeraldas, capoluogo dell'omonima Provincia amministrativa
nel Nordovest dell'Ecuador caratterizzata dall'essere abitata da una popolazione
di origini africane (circa 1'85%). La finalità dello studio è
duplice: a) costruire curve di distanza che possano costituire standard
locali di riferimento e b) attraverso il confronto con gli standard internazionali
attualmente adottati, stabilire il grado di incidenza di fattori esogeni
quali, in primo luogo, la sotto a la malnutrizione a le precarie condizioni
igienico sanitarie.
La ricerca è condotta in collaborazione con il Laboratorio di Antropogenetica
del1'Università Libera di Bruxelles (Prof. R. Hauspie).
Ricostruzione molecolare delle linee materne in
popolazioni antiche e moderne del Sahara libico.
(O. Rickards, C. MartÃnez Labarga, G. Scano, I. Contini, C. Babalini,
C. Ottoni, E. Trucchi)
Scopo di questa ricerca è quello di caratterizzare a livello del
DNA mitocondriale popolazioni antiche e moderne del Sahara libico, al
fine di contribuire al chiarimento delle modalità e dinamiche di
diffusione umana nell’area. In una prima fase sono stati analizzati
campioni archeologici provenienti dai seguenti siti della valle Wadi Tanneft
nel Sahara centro-orientale: 96/129, Tanezzuft Transect, In Aghelachem
e Titersin. Lo studio archeologico di questi siti, che coprono un arco
temporale che va dal periodo Tardo Pastorale (attorno a 5.000 anni fa)
al Garamantico (circa 1.000 anni fa), ha gettato nuova luce sulle traiettorie
culturali della regione e ha fornito prospettive allettanti allo studio
della dinamica di popolamento dell’area. Infatti, i risultati rivelano
una situazione molto articolata: in alcune fasi, soprattutto le più
antiche, sembrerebbe possibile individuare tracce di un’eredità
locale, probabilmente radicata già dal periodo pre-Olocenico, insieme
con segni di una discontinuità culturale -e probabilmente anche
biologica, che diviene più forte per il periodo finale del tardo
pastorale e che porterà alla formazione della complessa società
dei Garamanti.
In seguito, il campionamento è stato ampliato anche a sepolture
più antiche, coprendo così tutto l’Olocene, per verificare
alcune relazioni parentali, sia all’interno di ogni singola sepoltura
multipla che nel tempo, e aspetti particolari intra-sito. Questi dati
forniranno importanti indicazioni sulla variabilità delle popolazioni
alla cerniera tra i due periodi e permetteranno di chiarire il grado di
continuità/discontinuità genetica tra i popoli che abitarono
l’area a partire dalle fasi più antiche del popolamento umano
della valle Wadi Tanezzuft.
Inoltre, per ricostruire gli antichi movimenti popolazionistici nel Sahara
libico e più in generale il popolamento dell'area nord africana,
abbiamo iniziato l'analisi molecolare di un campione di 131 individui
della popolazione attuale Tuareg raccolto, durante la missione archeologica
del febbraio 2004, nelle città di El Awinat e Tahala. Lo studio
di questo campione consentirà anche di valutare eventuali rapporti
di continuità genetica tra le popolazioni che si sono succedute
in quest'area.
I campioni antichi e moderni sono stati raccolti da O.R. nell'ambito della
missione archeologica italiana in Libia, diretta dal Prof. Savino di Lernia,
e con la collaborazione dei professori Mario Liverani e Giorgio Manzi,
dell’Università di Roma “La Sapienza”. Le analisi
molecolari sui campioni archeologici sono state condotte in parallelo
nei laboratori di Medicina Legale dell'Università di Granada diretti
dal Prof. José Morente.
Personale Tec/Amm
Tecnico D4
Tecnico D3
Tecnico D1
Tecnico C4