Professori Ordinari
Professori Associati
Ricercatori
Emilia Cataldi (CNR)
Laboratorio di Ecologia
| Pubblicazioni |
Attività Scientifica
Ecologia e Biologia Marina
Analisi statistica dei dati ecologici
Applicazioni di reti neurali artificiali in Ecologia ed Oceanografia
Previsione della struttura delle comunità acquatiche
Percorsi di educazione ambientale e didattica dell’ecologa in un ambiente museale
Ecologia applicata, Biologia della Pesca e Acquacoltura
Ricerche morfo-fisiologiche su specie ittiche eurialine
Studio delle anomalie scheletriche come marcatori della qualità ambientale
Ricerche sull’ecologia di pesci teleostei
Ricerche applicative e di supporto alla gestione
Controllo della qualità larvale e dei giovanili di specie ittiche da riproduzione controllata
Creazione di un Laboratorio di Comunicazione ed Educazione Ambientale
Attività Scientifica Collaterale
L’utilità dei metodi biologici per la diagnosi della qualità
dell’ambiente e per il controllo e la previsione degli impatti delle
attività umane è da tempo affermata. Tali metodi si basano
sul concetto di “indicatore biologico” che comprende organismi,
o gruppi di organismi, che, alle modificazioni dell’ambiente, presentano
reazioni facilmente misurabili. La stessa Agenda 21 (adottata dalla Conferenza
su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro, 1992) manifesta l’esigenza
di identificare degli indicatori che permettano di valutare gli effetti
delle attività umane sulle risorse naturali.
Le comunità bentoniche costituiscono utili indicatori biologici
soprattutto dove le situazioni ambientali sono complesse e influenzate
da molteplici fattori, altrimenti difficilmente misurabili.
Ciò è quanto mai vero negli ambienti lagunari nei quali
confluiscono interessi molteplici (naturalistico, produttivo, ricreativo,
turistico e commerciale) e a volte anche conflittuali. Come è noto
gli ambienti lagunari sono altamente produttivi e pertanto sono stati
sfruttati dall’uomo da tempo immemorabile. E’ da sottolineare
che questi ambienti, per loro natura, sono destinati ad estinguersi (per
interramento o rincongiungimento con il mare) e quindi, la loro gestione
oculata da parte dell’uomo è l’unico mezzo per conservarli.
La gestione attuale di questi ambienti dipende dal delicato equilibrio
esistente tra i differenti interessi che vi ruotano intorno. L’utilizzo
di indicatori biologici si rivela a questo proposito molto utile per individuare
le caratteristiche dei singoli biotopi salmastri, per fornire indicazioni
utili per la loro gestione e infine, per valutare le tendenze per il futuro.
In questa linea di ricerca vengono studiate le lagune del basso Adriatico
(Lesina, Acquatina) in collaborazione con le Università di Bari
e di Lecce, presso le quali sono disponibili serie di dati pregressi,
che permettono di analizzare i cambiamenti nel tempo di tali ambienti
ambienti salmastri.
In ambiente marino sono state studiate le comunità bentoniche dell'Area
Marina Protetta del Lazio, " Secche di Tor Paterno", sia di
fondo duro che di fondo mobile, al fine di monitorarne lo stato di salute.
Analisi statistica dei dati ecologici
(E. Fresi, M. Scardi)
L’analisi statistica dei dati ecologici è divenuta, nel
corso degli ultimi 20-30 anni, una componente essenziale della ricerca
in campo ecologico. Anche se i non addetti ai lavori sono portati a ritenere
che quest’ultima sia basata su un approccio di tipo puramente naturalistico,
esistono poche discipline biologiche in cui gli strumenti matematici e,
in particolare, statistici siano più radicati che in campo ecologico.
Ciò ha portato addirittura allo sviluppo di metodi di analisi originali,
che sono poi stati applicati in altri contesti.
In generale, gli insiemi di dati che vengono prodotti nell'ambito delle
attività di ricerca e/o monitoraggio svolte su ecosistemi marini
o terrestri hanno la caratteristica di essere quasi sempre di tipo multivariato
e di non soddisfare le condizioni necessarie all’applicazione di
metodi statistici di tipo parametrico.
Da ciò discende la necessità di disporre di strumenti di
analisi statistica che siano particolarmente efficaci nel sintetizzare
l’informazione disponibile e di sviluppare test statistici adatti
alla particolare natura dei dati ecologici.
I docenti di Ecologia di questo Dipartimento sono stati fra i primi in
Italia ad applicare ed a sviluppare questi strumenti in campo ecologico,
più di 25 anni fa. Quest’attività non si è
interrotta nel tempo, ma al contrario si è consolidata ed arricchita
di nuovi strumenti, traendo vantaggio dallo sviluppo degli strumenti informatici,
che hanno consentito di ampliare enormemente lo spettro delle applicazioni
possibili.
Ulteriori informazioni su questa tematica di ricerca sono disponibili
al seguente URL: http://www.mare-net.com/mscardi/work/numecol/numecol.htm.
Applicazioni di reti neurali artificiali in Ecologia
ed Oceanografia
(M. Scardi)
Le reti neurali (o, più correttamente, le reti neurali artificiali)
sono strumenti di calcolo molto potenti e flessibili, che possono essere
utilizzati per le più svariate applicazioni, fra cui, ad esempio,
la classificazione, il riconoscimento di patterns, l'approssimazione di
funzioni o la modellizzazione empirica.
In campo ecologico ed oceanografico l’introduzione di questi strumenti
è recente, ma i risultati ottenuti sono molto promettenti. Fra
le applicazioni già sviluppate o in fase di sviluppo presso questo
Dipartimento possono essere ricordate le seguenti: stima della produzione
primaria fitoplanctonica (sia a scala regionale che a scala globale),
calibrazione di sonde oceanografiche, previsione delle concentrazioni
di inquinanti nei sedimenti marini, previsione della struttura di comunità,
analisi e classificazione di liste faunistiche e floristiche, etc.
Anche se le reti neurali rappresentano il punto focale dell’attività
di ricerca svolta in questo campo, vengono seguiti con attenzione (ed
applicati dove necessario) gli sviluppi di altri strumenti propri dell’Intelligenza
Artificiale e, più in generale, del campo del Machine Learning
allo scopo di mettere a punto delle applicazioni ecologiche originali,
che consentano di effettuare un salto di qualità rispetto ai metodi
convenzionali. Nell’ambito di quest’attività di più
ampio respiro è stata organizzata la “3rd Conference of the
International Society for Ecological Informatics (ISEI)” (Villa
Grazioli Park Hotel, Grottaferrata, 26-30 Agosto 2002, http://www.isei3.org),
in cui ricercatori provenienti da oltre 20 paesi hanno presentato le applicazioni
più aggiornate e fatto il punto sullo stato del’arte in questo
campo.
Ulteriori informazioni su questa tematica di ricerca sono disponibili
al seguente URL: http://www.mare-net.com/mscardi/work/nn/nn.htm.
Previsione della struttura delle comunità
acquatiche
(M. Scardi, L. Tancioni, E. Ciccotti, M.F. Gravina,
A. Fianchini)
Anche se gli studi sulla struttura delle comunità possono essere
considerati obiettivi di linee di ricerca già presentate indipendentemente,
gli aspetti relativi alla messa a punto di modelli previsionali meritano
di essere inquadrati in maniera autonoma. Infatti, l’attuale orientamento
comunitario in materia di valutazione della qualità delle acque
(cfr. direttiva 60/2000) sancisce il ruolo centrale dello studio delle
comunità acquatiche.
Dal punto di vista applicativo, considerando in particolare la possibilità
di utilizzo delle comunità nel biomonitoraggio dei fiumi, dalla
metà degli anni ’80 sono stati sviluppati metodi basati sull’uso
di taxa indicatori, di procedure di statistica multivariata ed all’uso
diretto delle comunità ittiche come indicatori del degrado ambientale
dei corsi d’acqua.
Con questi metodi, molti dei quali (ad esempio l’IBI, Indice di
integrità biotica basato sulle comunità ittiche) sono ormai
consolidati, l’intensità dei disturbi antropici é
valutabile attraverso la verifica dello stato di integrità delle
comunità, che può variare da una condizione ottimale attesa
(minimamente disturbata) ad una condizione fortemente disturbata (ad es.
assenza di vita), secondo dei gradienti di impatto antropico. In questo
scenario la previsione della struttura delle comunità assume un
ruolo centrale, poichè nessuna valutazione può essere formulata
in assoluto, senza fare riferimento ad una struttura attesa in condizioni
imperturbate. Per questo motivo, nel corso degli ultimi 5-6 anni, parallelamente
alla diffusione ed all’affinamento dell’approccio basato sugli
indici, l’attenzione si è rivolta allo sviluppo di modelli
empirici sia per la struttura delle comunità biotiche sia per i
parametri sintetici riferiti ad esse. La ricerca attinenente a questa
tematica viene svolta presso questo Dipartimento in particolare per ciò
che riguarda gli aspetti legati alla fauna ittica ed ai macroinvertebrati
bentonici, ma sono attive collaborazioni con altri gruppi di ricerca anche
per ciò che riguarda la componente floristica. Questa linea di
ricerca è stata sviluppata nell’ambito di un progetto europeo
che rientrava nel 5th Framework Programme (progetto PAEQANN, http://www-cesac.ecolog.cnrs.fr/~paeqann/).
La contaminazione ambientale da farmaci veterinari:
modelli sperimentali di previsione e bioremediation; analisi in natura
(L. Migliore)
La valutazione del rischio ambientale connesso con l’uso di farmaci
antibiotici (usati come additivi o in terapia), nell’allevamento
intensivo di animali terrestri e pesci marini viene effettuata con modelli
in vitro e in natura; due farmaci sono stati identificati come modelli
per i comparti ambientali maggiormente a rischio: la Flumequina, ampiamente
utilizzata nelle attività di acquacoltura intensiva, per il comparto
marino; la Sulfadimetossina, ampiamente utilizzata in zootecnia, per il
comparto terrestre, in particolare per gli ecosistemi agricoli. Il modello
Flumequina ha consentito di valutare in natura l’emissione di impianti
di acquacoltura in gabbie galleggianti, la selezione di ceppi microbici
resistenti negli ecosistemi contaminati e la contaminazione chimica delle
matrici abiotiche. In laboratorio, sono stati studiati invece organismi
vegetali in grado di accumulare farmaco nelle strutture biologiche: tali
organismi (come Lythrum salicaria) possono essere utili sia per il monitoraggio
di siti a valle degli scarichi sia per la bioremediation di siti contaminati.
Il modello Sulfadimetossina ha consentito di valutare in laboratorio l’effetto
della Sulfadimetossina su numerose piante terrestri, infestanti o da raccolto,
e di mettere a punto sistemi vegetali per la rimozione del farmaco dai
reflui stoccati per il lagunaggio.
Su scala di laboratorio, in collaborazione con la Dott.ssa C. Forni, è
stato messo a punto un modello di fitodepurazione specificamente dedicato
agli antibiotici: questo modello, basato su Azolla filiculoides, Lemna
minor e Pistia stratiotes, mostra che le piante sono in grado di resistere
e accumulare elevate concentrazioni di farmaco, rimuovendo elevate quantità
di farmaci molto maggiori di quelle che si trovano accumulate nelle piante.
Percorsi di educazione ambientale e didattica
dell’ecologa in un ambiente museale
(C. Lorenzi)
Le recenti strategie di educazione indicano che la conoscenza acquisita è più utile se chi apprende la scopre attraverso i propri sforzi cognitivi utilizzando e riorganizzando le conoscenze già possedute. L’ecologia può rappresentare una importante occasione per la sperimentazione di metodologie didattiche applicate a tematiche complesse che presentano tuttavia naturali collegamenti con il vissuto di chi apprende. Metodi già ampiamente sperimentati in altri campi del sapere quale il PBL (Problem-Based Learning), o metodi recentemente descritti come il PPA (Problemi Per Apprendere), sono stati utilizzati nell’ambito di un progetto finanziato dal MIUR dal titolo: “gli infiniti usi delle collezioni scientifiche” in cui gli studenti di una scuola romana, il Liceo Scientifico “Augusto Righi”, hanno compiuto un percorso conoscitivo relativo a tematiche ecologiche attraverso il ripristino e la rivalutazione delle collezioni naturalistiche di proprietà della scuola.
Ecologia applicata, Biologia della Pesca e Acquacoltura
Ricerche morfo-fisiologiche su specie ittiche
eurialine
(S. Cataudella, E. Cataldi, C. Boglione)
Questa linea di ricerca contribuisce, ad un livello di base, alla conoscenza
dei complessi meccanismi che regolano l’equilibrio idro-salino
delle specie ittiche eurialine, ed a un livello più applicativo,
alla individuazione delle condizioni ottimali, a basso stress, per attuare
l’adattamento a varie salinità di specie di interesse per
l’acquacoltura o per programmi di recupero faunistico.
In questa linea di ricerca si collocano:
Studi ancora in corso, sulla biologia ed ecologia dello storione adriatico
Acipenser naccarii, necessari a programmi di recupero faunistico di
questa specie autoctona italiana.
Studi morfo-fisiologici comparati sugli organi osmoregolatori di alcune
specie di Mugilidi in differenti condizioni di adattamento alla salinità.
Lo scopo è fornire contributi ad un aspetto dell’osmoregolazione
dei Teleostei ancora non chiarito: quale dei complessi meccanismi che
assicurano l’omeostasi osmotica limita in alcune specie eurialine,
che riescono ad effettuare il passaggio da una regolazione ipoosmotica
a una regolazione iperosmotica, e viceversa, le loro capacità
di adattamento entro range di salinità differenti. Il caso di
studio dei Mugilidi è interessante a questo proposito perché
a questa famiglia appartengono appunto specie con differenti gradi di
eurialinità.
Studi sugli indicatori di salute e/o stress e su condizioni esogene
e/o endogene stressanti per i pesci in allevamento. Trasporto, manipolazione,
ipossia, confinamento, affollamento, habitat diverso e diverse interazioni
sociali costituiscono sicuramente un insieme di stressori a cui i pesci
in allevamento possono essere sottoposti con effetti che, cumulati,
anche se non direttamente letali, possono provocare danni sia in termini
di quantità che di qualità dei prodotti ittici. Infatti
una condizione di stress attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-interrenale
provocando un rilascio anormale di corticosteroidi e di catecolamine
ed, a catena, disturbi neuro-ormonali che, se si cronicizzano, possono
compromettere molte normali funzioni fisiologiche, incidendo negativamente
sul metabolismo, quindi sull’accrescimento, sul successo riproduttivo,
sulla resistenza alle patologie e infine anche sulla qualità
delle carni e la loro deperibilità . E’ quindi importante,
per un approccio scientifico alle pratiche di acquacoltura, poter disporre
di indicatori che facciano rilevare tempestivamente stati di stress
subletale, che permettano di individuare i fattori di stress, di misurane
l’ intensità della risposta, che riflette la suscettibilità
di ciascuna specie, e di controllare i tempi necessari per il recupero.
Lo stress, anche nei pesci, è comunemente rilevato mediante la
misura delle variazioni di concentrazione di alcuni parametri ematici,
sul presupposto di disporre, per ciascuna specie considerata, di un
set di valori “normali” di riferimento (che dovrebbero essere
i valori riscontrabili in “pesci sani in condizioni naturali”)
e di procedure di campionamento che non alterino, di per se stesse,
il livello dei componenti plasmatici.
Studi sui rapporti che intercorrono tra stress e omeostasi osmotica,
effettuati valutando le risposte allo stress di specie eurialine in
condizioni di adattamento a varie salinità.
Questa linea di ricerca investe sia aspetti di base sia aspetti applicativi.
I primi riguardano lo studio del pool di molecole antiossidanti coinvolte
nel controllo dello stato ossidativo cellulare, in specie ecologicamente
diverse o appartenenti a taxa filogeneticamente distanti. Gli aspetti
applicativi riguardano l’identificazione di molecole antiossidanti,
la cui variazione nei fluidi e nei tessuti dei pesci possa essere utilizzata
come valido indicatore di stress ossidativo, in relazione a fattori
fisiologici, come ad esempio la riproduzione, l’invecchiamento,
l’insorgenza di malattie, e a fattori ambientali, come ad esempio
la presenza di contaminanti negli ecosistemi acquatici.
Questa linea di ricerca presenta diversi risvolti applicativi relativamente
all’ottimizzazione dei processi produttivi in acquacoltura, in
termini di qualità e sanità dei prodotti ittici, nonché
ad alcuni aspetti ecologici e tossicologici delle popolazioni ittiche
naturali.
Viene studiata la tipologia e la frequenza relativa di anomalie scheletriche in Mugilidi, Clupeidi, Moronidi e Sparidi di ambienti naturali, contribuendo alla identificazione delle relazioni causa-effetto tra malformazioni ed impatti ambientali nelle popolazioni ittiche naturali. Il metodo si basa sul presupposto, provato da numerose pubblicazioni scientifiche al riguardo, che alterazioni ambientali (accumulo di metalli pesanti, di pentaclorofenoli, ecc.) influiscono sulla corretta scheletogenesi dei pesci. La presenza di un elevato numero di teratologie gravi è quindi ritenuta un “marcatore” di condizioni ambientali alterate nelle aree di nursery naturali.
Ricerche sull’ecologia di pesci teleostei
(S. Cataudella, L. Tancioni, E. Ciccotti)
Le linee di ricerca sviluppate nell’ambito di questa tematica si
incentrano sullo studio di diversi aspetti dell’ecologia dei teleostei,
utili per la gestione e la conservazione delle risorse acquatiche.
Le linee di ricerca sviluppate riguardano, in particolare: lo studio dell’ecologia
trofica di specie ittiche quale strumento complementare per la valutazione
dello stato ecologico di ambienti fluviali; lo studio della biologia riproduttiva
e della struttura demografica di popolazioni ittiche fluviali, più
sensibili all’inquinamento chimico delle acque ed alle alterazioni
delle caratteristiche idromorfologiche, quale “elemento biologico”
complementare per la classificazione dello “stato di salute”
dei fiumi. Nella stessa linea di ricerca si collocano, infatti, studi
sull’ecologia delle comunità ittiche in corsi d’acqua
regolati idraulicamente. Su questo soggetto, le attività sono finalizzate
alla selezione di appropriate metodologie di calcolo del deflusso minimo
vitale in fiumi dell’Italia centrale, focalizzando l’attenzione
sui Ciprinidi reofili (barbo e cavedano), nel basso corso del Tevere.
Ricerche di immediata ricaduta gestionale sono svolte sulla comunità
ittica del basso corso del Tevere, nell’ambito di un progetto per
la realizzazione di un “Osservatorio permanente sulla pesca e l’ecosistema
fluviale”.
Ricerche applicative e di supporto alla gestione
(S. Cataudella, L. Tancioni, E. Ciccotti)
Tali ricerche prevedono l’ottimizzazione di modelli di acquacoltura integrabili nella realtà agricola, di sistemi di fitodepurazione dei reflui rivenienti da allevamenti intensivi, di tecniche di allevamento di specie di acqua dolce. La messa a punto di sistemi di produzione acquatica a basso impatto ambientale è coerente con i principi di ecocompatibilità, conservazione della biodiversità e modelli di sviluppo sostenibile. In questa stessa ottica di conservazione e uso responsabile delle risorse si inquadrano le ricerche di valutazione ai fini gestionali di risorse della pesca. Il Gruppo di ricerca porta avanti da anni un programma di monitoraggio a livello nazionale sull’anguilla, una specie di interesse commerciale che al momento attuale necessita di una strategia di gestione e conservazione appositamente formulata. Questa specie, infatti, è una specie marina migratoria con stock significativi nelle acque interne di molti Stati, e dunque costituisce una risorsa condivisa per la quale si deve operare a livello sopranazionale. Il Progetto si avvale infatti anche di collaborazioni internazionali nell’ambito di Azioni Concertate a livello Europeo.
Oltre alla messa a punto di tecniche di riproduzione indotta in specie innovative per l’acquacoltura, di queste specie viene studiato lo sviluppo embrionale e larvale, in particolare l’ontogenesi sensoriale, scheletrica e dell’apparato digerente. L’assetto anatomico dei giovanili viene quindi confrontato con quello di individui selvatici al fine di valutarne la qualità sulla base della somiglianza morfo-anatomica al selvatico di riferimento. Questa linea di ricerca si ricollega allo studio degli effetti della manipolazione sullo sviluppo di caratteri anatomici scheletrici oltre ad offrire un valido supporto per l’ottimizzazione delle tecniche riproduttive. Inoltre lo studio dell’ontogenesi degli apparati sensoriale, scheletrico e digestivo può fornire informazioni sul comportamento trofico larvale in natura. Infatti, differenti sequenze ontogenetiche di sviluppo dei vari organi di senso coinvolti nell’individuazione, selezione ed ingestione del cibo, insieme alle differenti capacità locomotorie e fasi di differenziamento del canale alimentare presenti durante le diverse fasi di sviluppo, riflettono differenti strategie trofiche ed ecologiche di cui tenere conto in un contesto di acquacoltura responsabile.
Vengono studiate le malformazioni rare e frequenti, in ambienti artificiali,
di spigola (Dicentrarchus labrax), orata (Sparus aurata), pagello (Pagellus
erythrynus), sarago pizzuto (Diplodus puntazzo), praio (Pagrus pagrus),
dentice (Dentex dentex), bosega (Chelon labrosus), meggiatto (Mugil
cephalus) correlando descrittori fisici ambientali e modelli malformativi.
Inoltre vengono verificati gli effetti ambientali sulla scheletogenesi.
Lo Zebrafish, Danio rerio, viene utilizzato come organismo sperimentale
di controllo.
Questa linea di ricerca contribuisce sia allo studio della embriologia
e della ontogenesi scheletrica dei pesci Teleostei sia alla ottimizzazione
dei processi produttivi in acquacoltura. Variazioni nelle conte meristiche
così come nella morfologia dei singoli elementi ossei sono utilizzati
come “marcatori” delle condizioni in cui è avvenuto
lo sviluppo larvale, in quanto strettamente collegati a variazioni nell’omeostasi
di sviluppo. Maggiore è il grado di variazione morfologica da
uno standard di riferimento, il fenotipo selvatico, maggiore è
il grado di “disturbo” genetico e/o epigenetico intervenuto
durante lo sviluppo larvale.
Numerose sono le applicazioni pratiche derivanti da tale approccio:
questo metodo viene attualmente considerato in processi di definizione
della qualità totale del prodotto proveniente da un’acquacoltura
responsabile (in linea con il Codice di Condotta per una Pesca Responsabile
della FAO), all’interno della creazione di un protocollo di certificazione
di Pesce Biologico. Inoltre, la valutazione di nuove diete o di tecnologie
di allevamento alternative a quelle intensive, così come la possibilità
di individuare i pesci allevati e quelli selvatici durante prove di
semina in ambienti lagunari, al fine di valutare l’efficacia del
ripopolamento effettuato, utilizzano questo tipo di approccio.
La rapida acquisizione dei dati e la possibilità di lavorare
con sistemi remoti rendono le procedure di acquisizione ed analisi d’immagine
degli strumenti estremamente duttili nello studio dei modelli di crescita
e della variabilità morfologica delle popolazioni ittiche, sia
in ambienti artificiali che naturali.
Questa linea di ricerca attraverso l’utilizzo di sistemi stereovisivi
e programmi di analisi d’immagine consente, mediante il monitoraggio
remoto, la ricostruzione tridimensionale dei profili esterni dei pesci.
Lo studio della forma, inteso come livello più elevato di integrazione
fenotipica, attraverso la morfometria geometrica e l’analisi dei
profili si affianca ai metodi di controllo della qualità larvale,
offrendo risposte rapide ed un elevato potere risolutivo.
L’insieme delle tematiche di ricerca illustrate si inseriscono in un quadro che risponde alla necessità di proporre nuovi modelli di sfruttamento delle risorse acquatiche viventi, basati su criteri di sostenibilità e sull’uso responsabile delle risorse stesse. In questo contesto si inquadrano anche la divulgazione e l’educazione ambientale come strumenti per comunicare problemi e soluzioni proposte. L’educazione ambientale è da anni al centro delle attività del Laboratorio di Ecologia Sperimentale ed Acquacoltura. Sono stati realizzati percorsi di educazione ambientale sull’ecologia dei sistemi acquatici e sull’uso responsabile delle risorse, rivolti alle scuole in collaborazione con il Comune di Roma nel “Programma Città come Scuola”; oltre 10.000 studenti da 300 scuole romane ne hanno usufruito fino ad oggi. Inoltre, presso il Laboratorio è stato costituito un “Laboratorio di Comunicazione ed Educazione Ambientale”, impegnato nella promozione di comportamenti responsabili nell’uso delle risorse acquatiche viventi unitamente ad Associazioni di Categoria e Consorzi del settore della Pesca.
ATTIVITÀ SCIENTIFICA COLLATERALE
Sviluppo di un metodo di valutazione della qualità delle
acque marine costiere, per il Ministero dell’Ambiente, basato su
un algoritmo (C.A.M.), attualmente utilizzato per l’interpretazione
dei risultati delle attività di monitoraggio costiero effettuate
dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale .
(M.Scardi e E. Fresi)
Responsabilità scientifica del gruppo italiano che ha
partecipato al progetto comunitario PAEQANN (Predicting Aquatic Ecosystem
Quality using Artificial Neural Networks), che ha coinvolto altri 7 partners
europei nell'ambito del 5° Framework Program
(M.Scardi)
Sviluppo di metodi di classificazione e valutazione della funzionalità
ecologica delle fascie riparie perilacuali di diverse tipologie lacustri,
in ambito nazionale, per la predisposizione dell’IFP (Indice di
Funzionalità Perilacuale), su incarico a titolo gratuito dell’Agenzia
per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT)
(M.Scardi e L. Tancioni)
Partecipazione, per le competenze di ecologia applicata, ecologia
delle acque interne e elaborazione dati ecologi, a programmi di ricerca
coordinati dall’ISS (Isituto Superiore di Sanità), finalizzati
allo sviluppo di metodiche innovative di biomonitoraggio in ambienti lotici
(L. Tancioni, M. Scardi, S. Cataudella).
Collaborazione al programma di ricerca “Studio tassonomico
dello zoobenthos finalizzato alla conoscenza delle comunità lagunari”
coordinato dal Dipartimento di Zoologia dell’Università di
Bari
(M.F.Gravina, A.Fianchini).