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Professori Ordinari

Stefano Cataudella

Professori Associati

Michele Scardi

Ricercatori

Clara Boglione

Emilia Cataldi (CNR)

Eleonora Ciccotti

Maria Flavia Gravina

Caterina Lorenzi

Luciana Migliore

Lorenzo Tancioni

Laboratorio di Ecologia

|  Pubblicazioni   |

Attività Scientifica

Ecologia e Biologia Marina

Caratterizzazione e dinamica degli ecosistemi marini costieri: le comunità bentoniche come indicatori della qualità dell’ambiente e dei suoi cambiamenti

Analisi statistica dei dati ecologici

Applicazioni di reti neurali artificiali in Ecologia ed Oceanografia

Previsione della struttura delle comunità acquatiche

La contaminazione ambientale da farmaci veterinari: modelli sperimentali di previsione e bioremediation; analisi in natura

Percorsi di educazione ambientale e didattica dell’ecologa in un ambiente museale

Ecologia applicata, Biologia della Pesca e Acquacoltura

Ricerche morfo-fisiologiche su specie ittiche eurialine

Ricerche sullo stress ossidativo nell’ecologia e nella biologia evoluzionistica di specie marine e di acqua dolce, selvatiche ed allevate

Studio delle anomalie scheletriche come marcatori della qualità ambientale

Ricerche sull’ecologia di pesci teleostei

Ricerche applicative e di supporto alla gestione

Studi sulla riproduzione di specie ittiche “nuove candidate” per l’acquacoltura (Epinephelus marginatus, Seriola dumerili, Pagellus erythrinus, Diplodus puntazzo)

Controllo della qualità larvale e dei giovanili di specie ittiche da riproduzione controllata

Modelli di crescita e variabilità morfologica in larve e giovanili selvatici e di allevamento attraverso tecniche di analisi d’immagine e morfometria geometrica

Creazione di un Laboratorio di Comunicazione ed Educazione Ambientale

Attività Scientifica Collaterale



Caratterizzazione e dinamica degli ecosistemi marini costieri: le comunità bentoniche come indicatori della qualità dell’ambiente e dei suoi cambiamenti
(E. Fresi, M.F. Gravina, A. Fianchini)

L’utilità dei metodi biologici per la diagnosi della qualità dell’ambiente e per il controllo e la previsione degli impatti delle attività umane è da tempo affermata. Tali metodi si basano sul concetto di “indicatore biologico” che comprende organismi, o gruppi di organismi, che, alle modificazioni dell’ambiente, presentano reazioni facilmente misurabili. La stessa Agenda 21 (adottata dalla Conferenza su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro, 1992) manifesta l’esigenza di identificare degli indicatori che permettano di valutare gli effetti delle attività umane sulle risorse naturali.
Le comunità bentoniche costituiscono utili indicatori biologici soprattutto dove le situazioni ambientali sono complesse e influenzate da molteplici fattori, altrimenti difficilmente misurabili.
Ciò è quanto mai vero negli ambienti lagunari nei quali confluiscono interessi molteplici (naturalistico, produttivo, ricreativo, turistico e commerciale) e a volte anche conflittuali. Come è noto gli ambienti lagunari sono altamente produttivi e pertanto sono stati sfruttati dall’uomo da tempo immemorabile. E’ da sottolineare che questi ambienti, per loro natura, sono destinati ad estinguersi (per interramento o rincongiungimento con il mare) e quindi, la loro gestione oculata da parte dell’uomo è l’unico mezzo per conservarli. La gestione attuale di questi ambienti dipende dal delicato equilibrio esistente tra i differenti interessi che vi ruotano intorno. L’utilizzo di indicatori biologici si rivela a questo proposito molto utile per individuare le caratteristiche dei singoli biotopi salmastri, per fornire indicazioni utili per la loro gestione e infine, per valutare le tendenze per il futuro.
In questa linea di ricerca vengono studiate le lagune del basso Adriatico (Lesina, Acquatina) in collaborazione con le Università di Bari e di Lecce, presso le quali sono disponibili serie di dati pregressi, che permettono di analizzare i cambiamenti nel tempo di tali ambienti ambienti salmastri.
In ambiente marino sono state studiate le comunità bentoniche dell'Area Marina Protetta del Lazio, " Secche di Tor Paterno", sia di fondo duro che di fondo mobile, al fine di monitorarne lo stato di salute.

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Analisi statistica dei dati ecologici
(E. Fresi, M. Scardi)

L’analisi statistica dei dati ecologici è divenuta, nel corso degli ultimi 20-30 anni, una componente essenziale della ricerca in campo ecologico. Anche se i non addetti ai lavori sono portati a ritenere che quest’ultima sia basata su un approccio di tipo puramente naturalistico, esistono poche discipline biologiche in cui gli strumenti matematici e, in particolare, statistici siano più radicati che in campo ecologico. Ciò ha portato addirittura allo sviluppo di metodi di analisi originali, che sono poi stati applicati in altri contesti.
In generale, gli insiemi di dati che vengono prodotti nell'ambito delle attività di ricerca e/o monitoraggio svolte su ecosistemi marini o terrestri hanno la caratteristica di essere quasi sempre di tipo multivariato e di non soddisfare le condizioni necessarie all’applicazione di metodi statistici di tipo parametrico.
Da ciò discende la necessità di disporre di strumenti di analisi statistica che siano particolarmente efficaci nel sintetizzare l’informazione disponibile e di sviluppare test statistici adatti alla particolare natura dei dati ecologici.
I docenti di Ecologia di questo Dipartimento sono stati fra i primi in Italia ad applicare ed a sviluppare questi strumenti in campo ecologico, più di 25 anni fa. Quest’attività non si è interrotta nel tempo, ma al contrario si è consolidata ed arricchita di nuovi strumenti, traendo vantaggio dallo sviluppo degli strumenti informatici, che hanno consentito di ampliare enormemente lo spettro delle applicazioni possibili.
Ulteriori informazioni su questa tematica di ricerca sono disponibili al seguente URL: http://www.mare-net.com/mscardi/work/numecol/numecol.htm.

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Applicazioni di reti neurali artificiali in Ecologia ed Oceanografia
(M. Scardi)

Le reti neurali (o, più correttamente, le reti neurali artificiali) sono strumenti di calcolo molto potenti e flessibili, che possono essere utilizzati per le più svariate applicazioni, fra cui, ad esempio, la classificazione, il riconoscimento di patterns, l'approssimazione di funzioni o la modellizzazione empirica.
In campo ecologico ed oceanografico l’introduzione di questi strumenti è recente, ma i risultati ottenuti sono molto promettenti. Fra le applicazioni già sviluppate o in fase di sviluppo presso questo Dipartimento possono essere ricordate le seguenti: stima della produzione primaria fitoplanctonica (sia a scala regionale che a scala globale), calibrazione di sonde oceanografiche, previsione delle concentrazioni di inquinanti nei sedimenti marini, previsione della struttura di comunità, analisi e classificazione di liste faunistiche e floristiche, etc.
Anche se le reti neurali rappresentano il punto focale dell’attività di ricerca svolta in questo campo, vengono seguiti con attenzione (ed applicati dove necessario) gli sviluppi di altri strumenti propri dell’Intelligenza Artificiale e, più in generale, del campo del Machine Learning allo scopo di mettere a punto delle applicazioni ecologiche originali, che consentano di effettuare un salto di qualità rispetto ai metodi convenzionali. Nell’ambito di quest’attività di più ampio respiro è stata organizzata la “3rd Conference of the International Society for Ecological Informatics (ISEI)” (Villa Grazioli Park Hotel, Grottaferrata, 26-30 Agosto 2002, http://www.isei3.org), in cui ricercatori provenienti da oltre 20 paesi hanno presentato le applicazioni più aggiornate e fatto il punto sullo stato del’arte in questo campo.
Ulteriori informazioni su questa tematica di ricerca sono disponibili al seguente URL: http://www.mare-net.com/mscardi/work/nn/nn.htm.

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Previsione della struttura delle comunità acquatiche
(M. Scardi, L. Tancioni, E. Ciccotti, M.F. Gravina, A. Fianchini)

Anche se gli studi sulla struttura delle comunità possono essere considerati obiettivi di linee di ricerca già presentate indipendentemente, gli aspetti relativi alla messa a punto di modelli previsionali meritano di essere inquadrati in maniera autonoma. Infatti, l’attuale orientamento comunitario in materia di valutazione della qualità delle acque (cfr. direttiva 60/2000) sancisce il ruolo centrale dello studio delle comunità acquatiche.
Dal punto di vista applicativo, considerando in particolare la possibilità di utilizzo delle comunità nel biomonitoraggio dei fiumi, dalla metà degli anni ’80 sono stati sviluppati metodi basati sull’uso di taxa indicatori, di procedure di statistica multivariata ed all’uso diretto delle comunità ittiche come indicatori del degrado ambientale dei corsi d’acqua.
Con questi metodi, molti dei quali (ad esempio l’IBI, Indice di integrità biotica basato sulle comunità ittiche) sono ormai consolidati, l’intensità dei disturbi antropici é valutabile attraverso la verifica dello stato di integrità delle comunità, che può variare da una condizione ottimale attesa (minimamente disturbata) ad una condizione fortemente disturbata (ad es. assenza di vita), secondo dei gradienti di impatto antropico. In questo scenario la previsione della struttura delle comunità assume un ruolo centrale, poichè nessuna valutazione può essere formulata in assoluto, senza fare riferimento ad una struttura attesa in condizioni imperturbate. Per questo motivo, nel corso degli ultimi 5-6 anni, parallelamente alla diffusione ed all’affinamento dell’approccio basato sugli indici, l’attenzione si è rivolta allo sviluppo di modelli empirici sia per la struttura delle comunità biotiche sia per i parametri sintetici riferiti ad esse. La ricerca attinenente a questa tematica viene svolta presso questo Dipartimento in particolare per ciò che riguarda gli aspetti legati alla fauna ittica ed ai macroinvertebrati bentonici, ma sono attive collaborazioni con altri gruppi di ricerca anche per ciò che riguarda la componente floristica. Questa linea di ricerca è stata sviluppata nell’ambito di un progetto europeo che rientrava nel 5th Framework Programme (progetto PAEQANN, http://www-cesac.ecolog.cnrs.fr/~paeqann/).

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La contaminazione ambientale da farmaci veterinari: modelli sperimentali di previsione e bioremediation; analisi in natura
(L. Migliore)

La valutazione del rischio ambientale connesso con l’uso di farmaci antibiotici (usati come additivi o in terapia), nell’allevamento intensivo di animali terrestri e pesci marini viene effettuata con modelli in vitro e in natura; due farmaci sono stati identificati come modelli per i comparti ambientali maggiormente a rischio: la Flumequina, ampiamente utilizzata nelle attività di acquacoltura intensiva, per il comparto marino; la Sulfadimetossina, ampiamente utilizzata in zootecnia, per il comparto terrestre, in particolare per gli ecosistemi agricoli. Il modello Flumequina ha consentito di valutare in natura l’emissione di impianti di acquacoltura in gabbie galleggianti, la selezione di ceppi microbici resistenti negli ecosistemi contaminati e la contaminazione chimica delle matrici abiotiche. In laboratorio, sono stati studiati invece organismi vegetali in grado di accumulare farmaco nelle strutture biologiche: tali organismi (come Lythrum salicaria) possono essere utili sia per il monitoraggio di siti a valle degli scarichi sia per la bioremediation di siti contaminati. Il modello Sulfadimetossina ha consentito di valutare in laboratorio l’effetto della Sulfadimetossina su numerose piante terrestri, infestanti o da raccolto, e di mettere a punto sistemi vegetali per la rimozione del farmaco dai reflui stoccati per il lagunaggio.
Su scala di laboratorio, in collaborazione con la Dott.ssa C. Forni, è stato messo a punto un modello di fitodepurazione specificamente dedicato agli antibiotici: questo modello, basato su Azolla filiculoides, Lemna minor e Pistia stratiotes, mostra che le piante sono in grado di resistere e accumulare elevate concentrazioni di farmaco, rimuovendo elevate quantità di farmaci molto maggiori di quelle che si trovano accumulate nelle piante.

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Percorsi di educazione ambientale e didattica dell’ecologa in un ambiente museale
(C. Lorenzi)

Le recenti strategie di educazione indicano che la conoscenza acquisita è più utile se chi apprende la scopre attraverso i propri sforzi cognitivi utilizzando e riorganizzando le conoscenze già possedute. L’ecologia può rappresentare una importante occasione per la sperimentazione di metodologie didattiche applicate a tematiche complesse che presentano tuttavia naturali collegamenti con il vissuto di chi apprende. Metodi già ampiamente sperimentati in altri campi del sapere quale il PBL (Problem-Based Learning), o metodi recentemente descritti come il PPA (Problemi Per Apprendere), sono stati utilizzati nell’ambito di un progetto finanziato dal MIUR dal titolo: “gli infiniti usi delle collezioni scientifiche” in cui gli studenti di una scuola romana, il Liceo Scientifico “Augusto Righi”, hanno compiuto un percorso conoscitivo relativo a tematiche ecologiche attraverso il ripristino e la rivalutazione delle collezioni naturalistiche di proprietà della scuola.

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Ecologia applicata, Biologia della Pesca e Acquacoltura

Ricerche morfo-fisiologiche su specie ittiche eurialine
(S. Cataudella, E. Cataldi, C. Boglione)

Questa linea di ricerca contribuisce, ad un livello di base, alla conoscenza dei complessi meccanismi che regolano l’equilibrio idro-salino delle specie ittiche eurialine, ed a un livello più applicativo, alla individuazione delle condizioni ottimali, a basso stress, per attuare l’adattamento a varie salinità di specie di interesse per l’acquacoltura o per programmi di recupero faunistico.
In questa linea di ricerca si collocano:
Studi ancora in corso, sulla biologia ed ecologia dello storione adriatico Acipenser naccarii, necessari a programmi di recupero faunistico di questa specie autoctona italiana.
Studi morfo-fisiologici comparati sugli organi osmoregolatori di alcune specie di Mugilidi in differenti condizioni di adattamento alla salinità. Lo scopo è fornire contributi ad un aspetto dell’osmoregolazione dei Teleostei ancora non chiarito: quale dei complessi meccanismi che assicurano l’omeostasi osmotica limita in alcune specie eurialine, che riescono ad effettuare il passaggio da una regolazione ipoosmotica a una regolazione iperosmotica, e viceversa, le loro capacità di adattamento entro range di salinità differenti. Il caso di studio dei Mugilidi è interessante a questo proposito perché a questa famiglia appartengono appunto specie con differenti gradi di eurialinità.
Studi sugli indicatori di salute e/o stress e su condizioni esogene e/o endogene stressanti per i pesci in allevamento. Trasporto, manipolazione, ipossia, confinamento, affollamento, habitat diverso e diverse interazioni sociali costituiscono sicuramente un insieme di stressori a cui i pesci in allevamento possono essere sottoposti con effetti che, cumulati, anche se non direttamente letali, possono provocare danni sia in termini di quantità che di qualità dei prodotti ittici. Infatti una condizione di stress attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-interrenale provocando un rilascio anormale di corticosteroidi e di catecolamine ed, a catena, disturbi neuro-ormonali che, se si cronicizzano, possono compromettere molte normali funzioni fisiologiche, incidendo negativamente sul metabolismo, quindi sull’accrescimento, sul successo riproduttivo, sulla resistenza alle patologie e infine anche sulla qualità delle carni e la loro deperibilità . E’ quindi importante, per un approccio scientifico alle pratiche di acquacoltura, poter disporre di indicatori che facciano rilevare tempestivamente stati di stress subletale, che permettano di individuare i fattori di stress, di misurane l’ intensità della risposta, che riflette la suscettibilità di ciascuna specie, e di controllare i tempi necessari per il recupero. Lo stress, anche nei pesci, è comunemente rilevato mediante la misura delle variazioni di concentrazione di alcuni parametri ematici, sul presupposto di disporre, per ciascuna specie considerata, di un set di valori “normali” di riferimento (che dovrebbero essere i valori riscontrabili in “pesci sani in condizioni naturali”) e di procedure di campionamento che non alterino, di per se stesse, il livello dei componenti plasmatici.
Studi sui rapporti che intercorrono tra stress e omeostasi osmotica, effettuati valutando le risposte allo stress di specie eurialine in condizioni di adattamento a varie salinità.

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Ricerche sullo stress ossidativo nell’ecologia e nella biologia evoluzionistica di specie marine e di acqua dolce, selvatiche ed allevate
(S. Cataudella, E. Cataldi)

Questa linea di ricerca investe sia aspetti di base sia aspetti applicativi. I primi riguardano lo studio del pool di molecole antiossidanti coinvolte nel controllo dello stato ossidativo cellulare, in specie ecologicamente diverse o appartenenti a taxa filogeneticamente distanti. Gli aspetti applicativi riguardano l’identificazione di molecole antiossidanti, la cui variazione nei fluidi e nei tessuti dei pesci possa essere utilizzata come valido indicatore di stress ossidativo, in relazione a fattori fisiologici, come ad esempio la riproduzione, l’invecchiamento, l’insorgenza di malattie, e a fattori ambientali, come ad esempio la presenza di contaminanti negli ecosistemi acquatici.
Questa linea di ricerca presenta diversi risvolti applicativi relativamente all’ottimizzazione dei processi produttivi in acquacoltura, in termini di qualità e sanità dei prodotti ittici, nonché ad alcuni aspetti ecologici e tossicologici delle popolazioni ittiche naturali.

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Studio delle anomalie scheletriche come marcatori della qualità ambientale
(S. Cataudella, C. Boglione)

Viene studiata la tipologia e la frequenza relativa di anomalie scheletriche in Mugilidi, Clupeidi, Moronidi e Sparidi di ambienti naturali, contribuendo alla identificazione delle relazioni causa-effetto tra malformazioni ed impatti ambientali nelle popolazioni ittiche naturali. Il metodo si basa sul presupposto, provato da numerose pubblicazioni scientifiche al riguardo, che alterazioni ambientali (accumulo di metalli pesanti, di pentaclorofenoli, ecc.) influiscono sulla corretta scheletogenesi dei pesci. La presenza di un elevato numero di teratologie gravi è quindi ritenuta un “marcatore” di condizioni ambientali alterate nelle aree di nursery naturali.

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Ricerche sull’ecologia di pesci teleostei
(S. Cataudella, L. Tancioni, E. Ciccotti)

Le linee di ricerca sviluppate nell’ambito di questa tematica si incentrano sullo studio di diversi aspetti dell’ecologia dei teleostei, utili per la gestione e la conservazione delle risorse acquatiche.
Le linee di ricerca sviluppate riguardano, in particolare: lo studio dell’ecologia trofica di specie ittiche quale strumento complementare per la valutazione dello stato ecologico di ambienti fluviali; lo studio della biologia riproduttiva e della struttura demografica di popolazioni ittiche fluviali, più sensibili all’inquinamento chimico delle acque ed alle alterazioni delle caratteristiche idromorfologiche, quale “elemento biologico” complementare per la classificazione dello “stato di salute” dei fiumi. Nella stessa linea di ricerca si collocano, infatti, studi sull’ecologia delle comunità ittiche in corsi d’acqua regolati idraulicamente. Su questo soggetto, le attività sono finalizzate alla selezione di appropriate metodologie di calcolo del deflusso minimo vitale in fiumi dell’Italia centrale, focalizzando l’attenzione sui Ciprinidi reofili (barbo e cavedano), nel basso corso del Tevere. Ricerche di immediata ricaduta gestionale sono svolte sulla comunità ittica del basso corso del Tevere, nell’ambito di un progetto per la realizzazione di un “Osservatorio permanente sulla pesca e l’ecosistema fluviale”.

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Ricerche applicative e di supporto alla gestione
(S. Cataudella, L. Tancioni, E. Ciccotti)

Tali ricerche prevedono l’ottimizzazione di modelli di acquacoltura integrabili nella realtà agricola, di sistemi di fitodepurazione dei reflui rivenienti da allevamenti intensivi, di tecniche di allevamento di specie di acqua dolce. La messa a punto di sistemi di produzione acquatica a basso impatto ambientale è coerente con i principi di ecocompatibilità, conservazione della biodiversità e modelli di sviluppo sostenibile. In questa stessa ottica di conservazione e uso responsabile delle risorse si inquadrano le ricerche di valutazione ai fini gestionali di risorse della pesca. Il Gruppo di ricerca porta avanti da anni un programma di monitoraggio a livello nazionale sull’anguilla, una specie di interesse commerciale che al momento attuale necessita di una strategia di gestione e conservazione appositamente formulata. Questa specie, infatti, è una specie marina migratoria con stock significativi nelle acque interne di molti Stati, e dunque costituisce una risorsa condivisa per la quale si deve operare a livello sopranazionale. Il Progetto si avvale infatti anche di collaborazioni internazionali nell’ambito di Azioni Concertate a livello Europeo.

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Studi sulla riproduzione di specie ittiche “nuove candidate” per l’acquacoltura (Epinephelus marginatus, Seriola dumerili, Pagellus erythrinus, Diplodus puntazzo)
(S. Cataudella, C. Boglione, E. Cataldi)

Oltre alla messa a punto di tecniche di riproduzione indotta in specie innovative per l’acquacoltura, di queste specie viene studiato lo sviluppo embrionale e larvale, in particolare l’ontogenesi sensoriale, scheletrica e dell’apparato digerente. L’assetto anatomico dei giovanili viene quindi confrontato con quello di individui selvatici al fine di valutarne la qualità sulla base della somiglianza morfo-anatomica al selvatico di riferimento. Questa linea di ricerca si ricollega allo studio degli effetti della manipolazione sullo sviluppo di caratteri anatomici scheletrici oltre ad offrire un valido supporto per l’ottimizzazione delle tecniche riproduttive. Inoltre lo studio dell’ontogenesi degli apparati sensoriale, scheletrico e digestivo può fornire informazioni sul comportamento trofico larvale in natura. Infatti, differenti sequenze ontogenetiche di sviluppo dei vari organi di senso coinvolti nell’individuazione, selezione ed ingestione del cibo, insieme alle differenti capacità locomotorie e fasi di differenziamento del canale alimentare presenti durante le diverse fasi di sviluppo, riflettono differenti strategie trofiche ed ecologiche di cui tenere conto in un contesto di acquacoltura responsabile.

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Controllo della qualità larvale e dei giovanili di specie ittiche da riproduzione controllata
(S. Cataudella, C. Boglione)

Vengono studiate le malformazioni rare e frequenti, in ambienti artificiali, di spigola (Dicentrarchus labrax), orata (Sparus aurata), pagello (Pagellus erythrynus), sarago pizzuto (Diplodus puntazzo), praio (Pagrus pagrus), dentice (Dentex dentex), bosega (Chelon labrosus), meggiatto (Mugil cephalus) correlando descrittori fisici ambientali e modelli malformativi. Inoltre vengono verificati gli effetti ambientali sulla scheletogenesi. Lo Zebrafish, Danio rerio, viene utilizzato come organismo sperimentale di controllo.
Questa linea di ricerca contribuisce sia allo studio della embriologia e della ontogenesi scheletrica dei pesci Teleostei sia alla ottimizzazione dei processi produttivi in acquacoltura. Variazioni nelle conte meristiche così come nella morfologia dei singoli elementi ossei sono utilizzati come “marcatori” delle condizioni in cui è avvenuto lo sviluppo larvale, in quanto strettamente collegati a variazioni nell’omeostasi di sviluppo. Maggiore è il grado di variazione morfologica da uno standard di riferimento, il fenotipo selvatico, maggiore è il grado di “disturbo” genetico e/o epigenetico intervenuto durante lo sviluppo larvale.
Numerose sono le applicazioni pratiche derivanti da tale approccio: questo metodo viene attualmente considerato in processi di definizione della qualità totale del prodotto proveniente da un’acquacoltura responsabile (in linea con il Codice di Condotta per una Pesca Responsabile della FAO), all’interno della creazione di un protocollo di certificazione di Pesce Biologico. Inoltre, la valutazione di nuove diete o di tecnologie di allevamento alternative a quelle intensive, così come la possibilità di individuare i pesci allevati e quelli selvatici durante prove di semina in ambienti lagunari, al fine di valutare l’efficacia del ripopolamento effettuato, utilizzano questo tipo di approccio.

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Modelli di crescita e variabilità morfologica in larve e giovanili selvatici e di allevamento attraverso tecniche di analisi d’immagine e morfometria geometrica
(S. Cataudella, C. Boglione)

La rapida acquisizione dei dati e la possibilità di lavorare con sistemi remoti rendono le procedure di acquisizione ed analisi d’immagine degli strumenti estremamente duttili nello studio dei modelli di crescita e della variabilità morfologica delle popolazioni ittiche, sia in ambienti artificiali che naturali.
Questa linea di ricerca attraverso l’utilizzo di sistemi stereovisivi e programmi di analisi d’immagine consente, mediante il monitoraggio remoto, la ricostruzione tridimensionale dei profili esterni dei pesci. Lo studio della forma, inteso come livello più elevato di integrazione fenotipica, attraverso la morfometria geometrica e l’analisi dei profili si affianca ai metodi di controllo della qualità larvale, offrendo risposte rapide ed un elevato potere risolutivo.

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Creazione di un Laboratorio di Comunicazione ed Educazione Ambientale
(S. Cataudella, C. Boglione, L. Tancioni, E. Ciccotti, E. Cataldi)

L’insieme delle tematiche di ricerca illustrate si inseriscono in un quadro che risponde alla necessità di proporre nuovi modelli di sfruttamento delle risorse acquatiche viventi, basati su criteri di sostenibilità e sull’uso responsabile delle risorse stesse. In questo contesto si inquadrano anche la divulgazione e l’educazione ambientale come strumenti per comunicare problemi e soluzioni proposte. L’educazione ambientale è da anni al centro delle attività del Laboratorio di Ecologia Sperimentale ed Acquacoltura. Sono stati realizzati percorsi di educazione ambientale sull’ecologia dei sistemi acquatici e sull’uso responsabile delle risorse, rivolti alle scuole in collaborazione con il Comune di Roma nel “Programma Città come Scuola”; oltre 10.000 studenti da 300 scuole romane ne hanno usufruito fino ad oggi. Inoltre, presso il Laboratorio è stato costituito un “Laboratorio di Comunicazione ed Educazione Ambientale”, impegnato nella promozione di comportamenti responsabili nell’uso delle risorse acquatiche viventi unitamente ad Associazioni di Categoria e Consorzi del settore della Pesca.

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ATTIVITÀ SCIENTIFICA COLLATERALE

Sviluppo di un metodo di valutazione della qualità delle acque marine costiere, per il Ministero dell’Ambiente, basato su un algoritmo (C.A.M.), attualmente utilizzato per l’interpretazione dei risultati delle attività di monitoraggio costiero effettuate dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale .
(M.Scardi e E. Fresi)

Responsabilità scientifica del gruppo italiano che ha partecipato al progetto comunitario PAEQANN (Predicting Aquatic Ecosystem Quality using Artificial Neural Networks), che ha coinvolto altri 7 partners europei nell'ambito del 5° Framework Program
(M.Scardi)

Sviluppo di metodi di classificazione e valutazione della funzionalità ecologica delle fascie riparie perilacuali di diverse tipologie lacustri, in ambito nazionale, per la predisposizione dell’IFP (Indice di Funzionalità Perilacuale), su incarico a titolo gratuito dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT)
(M.Scardi e L. Tancioni)

Partecipazione, per le competenze di ecologia applicata, ecologia delle acque interne e elaborazione dati ecologi, a programmi di ricerca coordinati dall’ISS (Isituto Superiore di Sanità), finalizzati allo sviluppo di metodiche innovative di biomonitoraggio in ambienti lotici
(L. Tancioni, M. Scardi, S. Cataudella).

Collaborazione al programma di ricerca “Studio tassonomico dello zoobenthos finalizzato alla conoscenza delle comunità lagunari” coordinato dal Dipartimento di Zoologia dell’Università di Bari
(M.F.Gravina, A.Fianchini).

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